Massimo Di Taranto

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La mia storia

Cosa succede quando sei costretto a stare in casa per mesi e tua moglie ti guarda con preoccupazione sempre crescente perché non riesce a mettere a posto casa così come faceva quando eri al lavoro? Semplice! Tenti di toglierti dalle scatole nella maniera più efficace e silenziosa possibile. Dopo averle chiesto per l’ennesima volta cosa avrebbe preparato per cena e dopo essermi accertato al di là di ogni credibile preoccupazione del suo stato di salute, per evitare di essere mandato a quel paese in maniera poco dignitosa quanto scarsamente diplomatica, pensai bene di ritirarmi in buon ordine nella mia stanza a navigare senza meta tra le pagine del web. Certo, dopo un paio d’ore quello schermo diventava sempre più noioso, nessuna notizia sembrava interessarmi e a fortnite mi avrebbero regalato qualche gadget per premiare la mia fedele quanto costante presenza giornaliera; poi, dopo qualche giorno in cui persino una victory royale diventava scontata e noiosa, iniziai a guardare lo schermo sempre più in basso, finché non osservai con rinnovata consapevolezza l’insieme dei numeri, lettere e strani simboli che facevano parte della tastiera e mi chiesi: perché non utilizzare quei tasti per creare qualcosa di nuovo? Sarebbe bastato ampliare la mia consapevolezza fino a quel momento limitata ai tasti direzionali per correre e al tasto d’invio per sparare. E’ così che nacque il personaggio di Aurelio Colasanti, nascosto nella combinazione magica di tasti che portava il suo nome; si aprì una prateria di possibilità praticamente illimitate, nacquero “le indagini del commissario Colasanti”, che portarono a “le verità del commissario Colasanti”, nel frattempo mi era consentito di nuovo di uscire di casa e riacquistai persino il diritto di lavorare, ma decisi di portarmi il commissario della sezione omicidi della squadra mobile romana con me e da allora non mi ha più abbandonato né lui né i personaggi che lo accompagnano nel suo mondo; tant’è che mi ha raccontato le sue peripezie de “lo spinoso caso dell’ospedale Santo Spirito”, brutta storia… Una volta finii addirittura in una realtà alternativa; mi ci portò un tale Marsilio Marsili, vice comandante (all’amicizia, ci tiene a precisare) del primo reparto celere di Roma, mi fece visitare una realtà per certi versi simile alla sua, per altri molto diversa, la chiamò Ucrònia. Intanto le lettere sulla tastiera continuano a girare sempre più vorticosamente…

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Biografia

Nasco nel 1968 a San Giovanni Rotondo, una piccola perla del Gargano; non la definisco ridente perché non ho mai capito cosa volesse dire, nel senso che sì, c’è gente che ride, ma non tutti e non tutti insieme, ma sopratutto non sempre; però è davvero un gioiellino che tuttavia ho conosciuto poco, lasciandola quando avevo due anni al tempo in cui  i miei genitori si trasferirono a Roma per motivi di servizio di mio padre. Al paese ci sono poi tornato saltuariamente nel corso degli anni soprattutto fino a quando andavo a salutare i nonni nelle feste comandate, Natale, Pasqua e qualche altra ricorrenza anagrafica. Mio padre ha lavorato tutta la sua vita nei Carabinieri e la maggior parte del tempo l’ha trascorsa tra Napoli e Roma dove poi è stato messo a riposo per sopraggiunti limiti d’età. Io per contro, ho seguito le sue orme sino a un certo punto, finendo per ritrovarmi tra… i cugini. Mi sono laureato in giurisprudenza nel dicembre del 1991 e ho superato il difficile concorso da funzionario di polizia. Sono rimasto in quell’ambiente per più di vent’anni. Si tratta di una professione difficile che ha comunque dato notevoli soddisfazioni, mi ha per esempio insegnato che non ti puoi mai permettere il lusso di perdere un contatto più che rigoroso con la realtà dei fatti: chi lo fa si ritrova alla neuro o viene promosso a qualifiche sempre più prestigiose. Dopo le prime esperienze alla celere di Roma, sono stato trasferito alle volanti di Napoli dove ho lavorato per circa due anni, quindi sono tornato nella mia città d’adozione, la mia amata Roma. Ovviamente le esperienze vissute mi hanno dato parecchi spunti per la mia attività di scrittore; per quanto i romanzi siano ambientati tra il 1951 e il 1952 tuttavia  nei personaggi che incontra Colasanti ci sono comunque i tratti delle personalità di colleghi incrociati in venti anni di lavoro. In ciascuno di loro ci sono frammenti di ricordi di persone che ho effettivamente incontrato o stralci di episodi effettivamente verificatisi, ma non ho riprodotto per intero la complessità caratteriale di ciascuno di loro. Anche perché in tal caso avrei dovuto fare lo psichiatra più che lo scrittore.

PARLANO DEI MIEI LIBRI

Intervista, biografia e trama de “Le indagini del commissario Colasanti”

Si parla di Ucrònia, il romanzo distopico

Recensione de “Le indagini del commissario Colasanti”

"Sono uno scrittore di romanzi gialli; talvolta a sfondo distopico, talvolta esoterico, talvolta troppo veri per risultare credibili."

Massimo Di Taranto

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