Sarpeidon

L’Enterprise in orbita attorno a Sarpeidon

Uno degli episodi più interessanti della prima serie di Star Trek, quella con William Shatner nei panni del capitano Kirk, per intenderci, è il penultimo della terza stagione, quello intitolato “Un tuffo nel passato”, “All our yesterdays”, andato in onda in Italia per la prima volta il 30 dicembre del ’79.

La navicella spaziale Enterprise si trova in orbita attorno a Sarpeidon che è l’unico pianeta nel sistema solare della stella Beta Niobe, in procinto di esplodere come una super nova. Preoccupati della sorte degli abitanti di quell’unico pianeta, gli uomini del capitano Kirk si danno da fare per cercare di trovare un modo per salvare tutte quelle vite.

Appena atterrati però notano che, per quanto le infrastrutture del pianeta siano integre, non c’è traccia di essere umano sul pianeta. L’unica traccia di vita viene rilevata all’interno di una biblioteca ove rinvengono un libraio che stava, tra l’altro, facendo le valige per scappare alla imminente distruzione del suo pianeta natale. L’ osservazione lascia sia Kirk che Spok piuttosto basiti, visto che su Sarpeidon non era mai stata sviluppata una tecnologia che permettesse quanto meno i viaggi interplanetari, eppure il libraio non mentiva: sul pianeta era rimasto solo lui. Dopo qualche inutile tentativo di charimenti, mr. Atoz mostra agli interdetti astronauti uno dei tanti esemplari di Atavachron disseminati sul pianeta. In parole povere si trattava di un portale temporale che aveva permesso agli abitanti di Sarpeidon di scappare all’imminente genocidio rifugiandosi nelle pieghe del passato. Ciascun abitante aveva la possibilità di scegliere il periodo storico che maggiormente andava incontro ai suoi desideri, con l’unica accortezza di prepararsi adeguatamente per il suo viaggio di sola andata anche da un punto di vista mentale, pena il rischio di pericolosi effetti collaterali, come sperimenterà il povero Spok che, superato il portale senza essere ovviamente preparato, aveva rischiato di rimetterci il senno.

Dovessero mai il mio Paese ed il mondo intero trovarsi difronte alla minaccia di un vero e proprio genocidio per l’esplosione di una super nova, ebbene saprei già dove andare a rifugiarmi: la Roma del 1951 mi aspetta. Ci vuole solo il tempo necessario per abituarmici…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *